Lo smart working è stato senza dubbio l’argomento più dibattuto del 2022. Usciti dall’emergenza si pensava che il lavoro agile diventasse solo un ricordo, in realtà ha portato cambiamenti che nessuno di noi, probabilmente, si aspettava. Ma siamo veramente pronti per questa nuova organizzazione del lavoro?

Lavoro agile e lavoro da remoto: esistono differenze?

Nel 2021 molte imprese avevano valutato di mantenere il lavoro agile anche dopo la pandemia. E così è stato: già nel 2020, ben 2 imprese su 3 lo adottarono. Oggi, nelle imprese che hanno introdotto lo smart working, quasi un lavoratore su tre lavora in modalità agile almeno per 3 giorni a settimana.

Insomma, se durante la fase acuta della pandemia il ricorso al lavoro agile ha consentito alle aziende di sopravvivere, continuando l’attività, e di contenere i contagi nei posti di lavoro, oggi esso apre una nuova frontiera che, se ben gestita, può condurre a risultati impensabili fino a cinque anni fa. Nei prossimi anni, dallo smart working potrebbero dipendere sia il miglioramento della competitività per le imprese, sia l’aumento del benessere organizzativo per i lavoratori. La chiave è proprio la gestione.

Abbiamo vissuto due anni di smart working che in realtà assomigliava di più a un “lavorare da remoto”. Quest’ultima espressione identifica semplicemente lo spostamento del proprio lavoro in un altro luogo, diverso dall’ufficio, continuando tuttavia a svolgere le proprie mansioni con le stesse modalità e gli stessi orari. Smart working (o lavoro agile) significa invece cambiare completamente la prospettiva, adottando un tipo di lavoro che permetta al lavoratore di scegliere i propri orari e di organizzare il lavoro in base agli obiettivi, non alle ore lavorate. Il lavoro da remoto non prevede riorganizzazioni aziendali. Il lavoro agile sì.

Per questa ragione, appunto, è inevitabile osservare che non tutte le aziende hanno gli strumenti per adottare il vero smart working.

Smart working non solo emergenziale

A quanto si è detto, dobbiamo aggiungere che per molte aziende l’attuale periodo storico, carico di incognite relativamente alle fonti di energia, obbligherebbe ad introdurre lo smart working per risparmiare sui costi di produzione. Molte società ed enti pubblici, infatti, hanno deciso, per risparmiare sulle bollette, di chiudere del tutto le proprie sedi in alcuni giorni specifici, durante i quali i dipendenti lavoreranno da remoto. Da remoto! È questo l’equivoco di fondo presente ancora in Italia. Spostare semplicemente il lavoro dall’ufficio a casa non rende lo smart working reale, poiché questo rimane comunque e soltanto lavoro da remoto. La nuova metodologia di lavoro viene percepita esclusivamente come strumento per affrontare una situazione di emergenza, in questo caso specifico quella dettata dai rincari dell’energia.

Così, si cade di nuovo nell’errore di considerare lo smart working un fenomeno temporaneo, anziché una metodologia di lavoro differente e un nuovo modo di organizzare la nostra vita lavorativa. Perciò non vengono compiuti gli sforzi necessari per trasformare il lavoro da remoto in agile. Se lo strumento viene percepito come emergenziale, quindi temporaneo e destinato a terminare, non verranno mai adottati gli adeguati strumenti e le giuste modalità per trasformare radicalmente l’organizzazione della produzione, con il risultato di non riuscire a utilizzare appieno le vere potenzialità dello smart working. 

Per scoprire quali siano gli strumenti giusti da adottare per introdurre il vero smart working in azienda, abbiamo realizzato una checklist: scaricatela per scoprire se la vostra azienda è già pronta per adottare il lavoro agile. 

Conclusione

Per quanto ci sia ancora chi ha paura ad ammetterlo, il mondo del lavoro è cambiato e lo stato di emergenza ha solo dato il via, nel nostro paese, a una trasformazione che, prima o poi, doveva avvenire. Lo smart working non è solo uno strumento per gestire le situazioni di emergenza o per incrementare il benessere dei dipendenti, ma può essere una leva per la trasformazione epocale del lavoro in tutto il mondo. Un nuovo modo di lavorare, per produrre merci e servizi migliori, rispettando la natura, valorizzando i talenti dei lavoratori, migliorando l’equilibrio tra la loro vita privata e il lavoro. Un’utopia? No, la tecnologia, oggi, può trasformare queste speranze in realtà.


 

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